Cosa cambia tra spumante e Prosecco?

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Lo spumante acquisisce le sue bollicine attraverso una rifermentazione in bottiglia, intrappolando lanidride carbonica. Il Prosecco, invece, utilizza il metodo Charmat, con rifermentazione in autoclave dacciaio, che rilascia le bollicine in modo diverso.

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Spumante e Prosecco: Due Mondi di Bollicine, Due Metodi Distinti

Quando si parla di bollicine, il mondo del vino offre una miriade di opzioni. Tra le più popolari, lo spumante e il Prosecco si contendono spesso il palato degli amanti del genere. Sebbene entrambi siano vini frizzanti e festosi, è fondamentale comprendere le differenze che li contraddistinguono, a partire dal metodo di produzione, che influenza profondamente il sapore, la persistenza delle bollicine e l’esperienza complessiva.

La chiave per comprendere la distinzione tra spumante e Prosecco risiede nel processo di rifermentazione, l’arte che dona loro le caratteristiche bollicine. Lo spumante, nella sua accezione più tradizionale e prestigiosa, abbraccia il metodo classico (o champenoise). Questo metodo prevede una prima fermentazione del vino base, seguita da una seconda fermentazione direttamente in bottiglia. A questa fase viene aggiunto uno sciroppo di lieviti e zuccheri, il cosiddetto liqueur de tirage. Durante questa seconda fermentazione, i lieviti consumano gli zuccheri producendo alcol e, soprattutto, anidride carbonica. Questa anidride carbonica rimane intrappolata all’interno della bottiglia, creando la pressione e le bollicine tanto desiderate. Successivamente, le bottiglie vengono sottoposte al remuage (rotazione graduale per far depositare i lieviti esausti nel collo) e al dégorgement (espulsione del deposito di lieviti). Infine, viene aggiunto il liqueur d’expédition per definire il dosaggio di zucchero e quindi il grado di dolcezza dello spumante.

Il Prosecco, al contrario, si distingue per l’utilizzo del metodo Charmat (o Martinotti). Anche in questo caso, si parte da un vino base, solitamente ottenuto dall’uva Glera. Tuttavia, la seconda fermentazione, quella cruciale per la creazione delle bollicine, non avviene in bottiglia, bensì in grandi autoclavi d’acciaio inox pressurizzate. All’interno di queste autoclavi, il vino base viene addizionato con lieviti e zuccheri, innescando una rifermentazione controllata che produce anidride carbonica. Una volta raggiunta la pressione desiderata e completata la rifermentazione, il Prosecco viene filtrato, imbottigliato in condizioni isobariche (mantenendo la stessa pressione) e tappato.

La differenza fondamentale tra i due metodi si traduce in caratteristiche distintive nel prodotto finale. Il metodo classico, più laborioso e dispendioso, conferisce allo spumante una maggiore complessità aromatica, bollicine più fini e persistenti, e una sensazione al palato più cremosa. I lieviti, a contatto prolungato con il vino durante la seconda fermentazione in bottiglia, arricchiscono il profilo aromatico con note di crosta di pane, brioche e lievito.

Il metodo Charmat, più rapido ed economico, consente di preservare al meglio i profumi primari dell’uva, dando vita a un Prosecco più fresco, fruttato e aromatico, con bollicine più vivaci e meno complesse. Le note predominanti sono quelle di mela verde, pera, agrumi e fiori bianchi.

In sintesi, la scelta tra spumante e Prosecco dipende dalle preferenze personali e dall’occasione d’uso. Se si cerca un vino complesso, elegante e persistente, lo spumante metodo classico è la scelta ideale. Se invece si desidera un vino fresco, fruttato e piacevolmente beverino, perfetto per un aperitivo o un brindisi informale, il Prosecco rappresenta un’ottima opzione. Entrambi, con le loro peculiarità, offrono un’esperienza sensoriale unica e contribuiscono ad arricchire il panorama enologico italiano.