Cosa si coltiva di più in Basilicata?

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In Basilicata, larancio, le clementine, lalbicocco, il pesco e le nettarine rappresentano la stragrande maggioranza (85%) della superficie coltivata ad alberi da frutto. Questa concentrazione di specie è significativamente superiore alla media nazionale (49%) e a quella del Sud Italia (63%), delineando una specificità produttiva regionale.

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La Basilicata: un’oasi di agrumi e drupacee nel cuore del Sud Italia

La Basilicata, terra di contrasti e di bellezza selvaggia, si rivela un’eccellenza nel panorama agricolo italiano, in particolare per la coltivazione di alberi da frutto. Lungi dall’essere un’area agricola indifferenziata, la regione lucana presenta una spiccata specializzazione che la distingue nettamente dal resto del paese e persino dalle altre regioni del Sud.

A dominare incontrastati i campi lucani sono gli agrumi e le drupacee. Arance succose, clementine profumate, albicocche vellutate, pesche dolci e nettarine invitanti: un’esplosione di colori e sapori che caratterizza il paesaggio e l’economia locale. Questi cinque frutti rappresentano, infatti, un’impressionante 85% della superficie totale coltivata ad alberi da frutto. Un dato che, se confrontato con la media nazionale del 49% e quella del Sud Italia del 63%, evidenzia in maniera inequivocabile la forte vocazione della Basilicata per queste specifiche colture.

Ma cosa rende la Basilicata così adatta alla coltivazione di agrumi e drupacee? La risposta risiede in una combinazione vincente di fattori ambientali e umani. Il clima mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e soleggiate, crea le condizioni ideali per la crescita di queste piante. A questo si aggiunge la composizione dei terreni, spesso argillosi e ben drenati, che favoriscono lo sviluppo delle radici e la qualità dei frutti. Non meno importante è il know-how degli agricoltori lucani, tramandato di generazione in generazione, che hanno saputo adattare le tecniche di coltivazione alle specificità del territorio, valorizzando al massimo le sue potenzialità.

Questa concentrazione produttiva, tuttavia, non è priva di implicazioni. Da un lato, la specializzazione permette di ottimizzare le risorse e di concentrare gli sforzi sulla filiera produttiva, migliorando l’efficienza e la qualità dei prodotti. Dall’altro, la forte dipendenza da un numero limitato di colture espone l’agricoltura lucana a potenziali rischi legati a fluttuazioni di mercato, eventi climatici estremi o problematiche fitosanitarie specifiche.

Per il futuro, la sfida per l’agricoltura lucana sarà quella di trovare un equilibrio tra la valorizzazione della sua eccellenza produttiva e la diversificazione delle colture, per aumentare la resilienza del settore e garantire una maggiore sostenibilità economica e ambientale. L’innovazione tecnologica, la ricerca di nuove varietà più resistenti e adatte ai cambiamenti climatici, e la promozione di pratiche agricole sostenibili rappresentano gli strumenti chiave per affrontare questa sfida e garantire un futuro prospero per l’agricoltura della Basilicata, preservando al contempo la sua identità e le sue tradizioni. La Basilicata, quindi, non è solo un’oasi di agrumi e drupacee, ma anche un laboratorio a cielo aperto per l’agricoltura del futuro.