Quando mettere acido tartarico nel vino?

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Lacido tartarico è lacido più abbondante nel vino. Viene utilizzato per acidificare mosti e vini, sia prima che durante la fermentazione alcolica.

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Il Tocco Magico dell’Acido Tartarico: Quando e Perché Arricchire il Vino con la Sua Presenza

L’acido tartarico, una presenza naturale e imprescindibile nell’uva, è il custode dell’equilibrio e della longevità nel mondo del vino. Più abbondante di qualsiasi altro acido presente in questo nettare, il suo ruolo trascende la semplice acidità, influenzando colore, stabilità e complessità aromatica. Ma quando, esattamente, è il momento opportuno per intervenire con un’aggiunta mirata di acido tartarico, e perché? La risposta risiede in una comprensione approfondita delle dinamiche enologiche e degli obiettivi che il viticoltore si prefigge.

L’Acido Tartarico: Un Pilastro dell’Equilibrio

Prima di addentrarci nel “quando”, è fondamentale ricordare il “perché”. L’acido tartarico, per la sua forza e persistenza, svolge un ruolo chiave nel determinare il pH del vino. Un pH adeguato è essenziale per:

  • Preservare il Colore: Un’acidità corretta favorisce la stabilità dei pigmenti antocianici, responsabili della vivacità e della brillantezza dei vini rossi.
  • Garantire la Stabilità Microbiologica: Un ambiente acido ostacola lo sviluppo di batteri indesiderati che potrebbero alterare il vino.
  • Esaltare gli Aromi: L’acidità contribuisce a definire la percezione olfattiva del vino, esaltando i sentori fruttati e floreali.
  • Prolungare la Longevità: L’acidità agisce come un conservante naturale, rallentando l’ossidazione e favorendo l’invecchiamento del vino.

Quando Intervenire? Il Momento Giusto per l’Acido Tartarico

L’aggiunta di acido tartarico non è una prassi automatica, ma una decisione ponderata che dipende da diversi fattori, tra cui:

  • Caratteristiche dell’Uva: L’analisi dell’uva al momento della vendemmia è cruciale. Se l’uva presenta un’acidità insufficiente, a causa di un’eccessiva maturazione o di condizioni climatiche particolari (come estati molto calde), l’aggiunta di acido tartarico diventa una necessità.
  • Analisi del Mosto: La misurazione del pH e dell’acidità totale del mosto fornisce un quadro più preciso della situazione. Se i valori sono al di sotto degli standard desiderati, l’aggiunta di acido tartarico è indicata per correggere lo squilibrio.
  • Durante o Prima della Fermentazione Alcolica? L’acido tartarico può essere aggiunto sia prima che durante la fermentazione. L’aggiunta prima della fermentazione alcolica è spesso preferita, in quanto permette all’acido di integrarsi meglio nel mosto, stabilizzando il pH e prevenendo possibili fermentazioni malolattiche indesiderate. L’aggiunta durante la fermentazione può essere considerata in casi in cui si riscontri un calo improvviso dell’acidità.

Considerazioni Importanti: Non Esagerare

L’uso dell’acido tartarico richiede prudenza e competenza. Un’aggiunta eccessiva può portare a un vino troppo aspro, sbilanciato e poco piacevole. È fondamentale:

  • Effettuare Analisi Accurate: Misurare con precisione il pH e l’acidità totale è imprescindibile per determinare la quantità di acido tartarico necessaria.
  • Procedere con Cautela: Aggiungere l’acido tartarico gradualmente, monitorando attentamente l’evoluzione del mosto o del vino.
  • Considerare l’Equilibrio Complessivo: L’acidità è solo uno degli elementi che concorrono alla qualità del vino. È importante valutare l’interazione tra acidità, alcol, zuccheri e tannini per ottenere un risultato armonico.

In Conclusione:

L’acido tartarico è un potente alleato per il viticoltore, in grado di migliorare la qualità, la stabilità e la longevità del vino. Tuttavia, il suo utilizzo richiede una profonda conoscenza delle dinamiche enologiche e un approccio mirato e ponderato. Solo così, il “tocco magico” dell’acido tartarico potrà esprimere al meglio il suo potenziale, regalando vini equilibrati, vibranti e indimenticabili.