Come si calcolano i diritti tv Serie A?

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La ripartizione del 22% dei ricavi derivanti dai diritti televisivi della Serie A si basa su due fattori chiave: laffluenza di pubblico negli stadi, certificata dalla SIAE, e i dati di ascolto televisivo, che riflettono la popolarità delle squadre. Questi criteri premiano sia il seguito fisico che quello mediatico.

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Il complesso meccanismo di ripartizione dei diritti TV in Serie A: tra presenze allo stadio e ascolti televisivi

La Serie A, uno dei campionati di calcio più seguiti al mondo, genera ingenti ricavi dai diritti televisivi. Ma come viene distribuito questo “tesoro”? La risposta non è semplice e si articola in un complesso meccanismo che va oltre la semplice suddivisione uguale tra le squadre partecipanti. Un meccanismo che, nella sua ultima versione, destina il 22% dei ricavi totali a un sistema di premi basato su due parametri fondamentali: l’affluenza di pubblico agli stadi e gli ascolti televisivi.

Questo 22%, dunque, non viene ripartito in modo piatto, ma rappresenta un incentivo per le squadre che riescono a conquistare sia il favore del pubblico presente nelle gradinate che quello del pubblico a casa, davanti allo schermo. Si tratta di un modello che premia la capacità di una squadra di generare interesse e appeal, sia a livello locale che nazionale.

L’affluenza allo stadio, certificata dalla Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), rappresenta un dato oggettivo e misurabile, che riflette l’appeal di una squadra nella propria città e nella sua regione. Una squadra con un’alta media spettatori per ogni partita riceverà una quota maggiore di questo 22%. Questo meccanismo incentiva le società a investire in strategie per attrarre il pubblico allo stadio, migliorando l’esperienza dello spettatore e creando un legame più stretto tra squadra e tifoseria.

Il secondo pilastro di questo sistema di ripartizione è rappresentato dagli ascolti televisivi. Questi dati, accuratamente rilevati dalle società di auditel, forniscono un’indicazione della popolarità di una squadra a livello nazionale. Le partite che registrano un maggior numero di spettatori televisivi, indipendentemente dalla squadra ospitante, contribuiscono ad aumentare la quota spettante alla squadra in questione all’interno di quel 22%. Questo aspetto premia le squadre che riescono a generare un interesse mediatico più ampio, diventando protagoniste del dibattito calcistico nazionale.

La combinazione di questi due fattori – affluenza allo stadio e ascolti televisivi – crea un sistema di ripartizione più dinamico e meritocratico rispetto a sistemi puramente egalitari. Premiale per chi investe nella propria immagine, nel rapporto con i tifosi e nella costruzione di una squadra competitiva in grado di attirare l’attenzione dei media e dei tifosi. Un modello che, sebbene complesso, mira a premiare la capacità delle squadre di creare valore, sia sul campo che al di fuori di esso, riflettendo in modo più accurato la reale forza e la popolarità di ogni club. Un sistema che, tuttavia, lascia spazio a discussioni e a possibili perfezionamenti futuri, soprattutto per quanto riguarda la ponderazione tra i due parametri e l’eventuale introduzione di altri fattori.